Marco Bagnoli, Dove porta (Le porte regali), 1992

Dove porta (Le porte regali), 1992,

alabastro, tempera, ferro, luce al neon, proiezione luminosa,
cm 560 x 320.

Documenta IX, Kassel 1992.

La parete composta di lastre quadrate di alabastro, con al centro la “banda rossa”, diventa trasparente quando attraversata dalla luce.
La “banda rossa”, più propriamente identificata con il titolo Spazio x Tempo, appare per la prima volta nel primo numero del giornale / manifesto SPAZIO X TEMPO, 15 febbraio 1975: l’impaginazione e la dimensione sono conformi alle misure della sezione aurea.

Il passaggio che introduce al dominio dell’armonia è la banda rossa, che Bagnoli inserisce sempre in ogni esposizione ed è composta da cinque quadrati, sovrapposti in verticale. […] Questa banda è come una soglia, o l’indicazione di una porta: la “Porta stretta” della tradizione.”
Fulvio Salvadori, Come Teurgia, in: cat. Marco Bagnoli. Oltre il passo / Beyond the Pass, 2002, p. 93.

Il sottotitolo Le porte regali si riferisce a Pavel Florenskij che, in un saggio di questo titolo del 1922, ma tradotto in Italia da Elémire Zolla solo negli anni 1970, tratta delle icone russe e in particolare delle “porte regali dell’iconostasi” come confine fra mondo visibile e mondo invisibile.

La Banda Rossa, “il segno del mantenimento” (Spazio X Tempo, 1 Giugno 1989), è l’altro polo rispetto alla Parabola, per cui uno spazio espositivo si forma. È a cinque quadrati, segno dell’armonia, sezione aurea. Se nello specchio avviene la cattura degli sguardi, perché lo spazio è attraversato in tangenza ma gli sguardi non si arrestano. Non possedendo la globalità e la fissità della ciotola riflettente, la Banda Rossa al contrario è la visione trattenuta in sé nell’assoluta perfezione della geometria e del colore, indifferente e intangibile. La Banda Rossa si ritrae dal luogo espositivo. […] si vedeva a Kassel dalla scalinata e da fuori nella notte. La trasparenza dell’alabastro aumentava il suo distacco: la trasparenza […] alla luce.[…].”
Sergio Risaliti, Marco Bagnoli: Il mistero della cosa inaugura l’evento ineffabile, in: “Flash Art”, 169, estate 1992, p. 69.