Marco Bagnoli, Come figura d'arciere, 1993

Come figura d’arciere, 1993,

legno, fibra di vetro e foglia d’argento, proiezione luminosa,
cm 330 x 200 x 180.

Marco Bagnoli, il cerchio non ha modello e questa è la sua immagine, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato 1995-1996.

L’opera appare per la prima volta in dimensioni minori nelle due mostre in contemporanea: Marco Bagnoli / De Antro Nympharum in the Odyssey, Galleria Locus Solus, Genova, e Curt Marcus Gallery, New York, l’11 marzo del 1993, e quindi immediatamente dopo e in altri materiali in Viaggio verso Citera. Arte e Poesia a Venezia dal 30 settembre al 30 novembre 1993.

Ananda K. Coomaraswamy in Symbolism of the dome, 1938, tradotto in italiano e pubblicato in Ananda K. Coomaraswamy, Il grande brivido / Saggi di simbolica e arte, Adelphi, Milano, 1987,
afferma che all’origine della cupola sta la figura dell’arciere che tende il suo arco nello scoccare della freccia.

L’Arciere, o l’origine della parabola. L’arciere scocca la freccia nello spazio-tempo e questa percorre la curva geodetica formando un vortice e una parabola.
[Fulvio Salvadori] Opere scelte 1975-2006, in: cat. Marco Bagnoli, 2007, p. 94.

“Come figura d’arciere che trattiene la sua freccia
dal profondo in alto trattieni la visione
dalla vista rotonda donata sulla coppa
Sia il passo dispiegato di fronte in tensione
al lato che riposa offerto.
(Marco Bagnoli, 1993)
L’arciere raccoglie in sé tensione e riposo. È atto – la freccia ‘scoccata con l’occhio rivolto all’infinito‘ che ‘torna su se stessa‘ in forma di parabola e, insieme, simultanea stasi – l’arciere come eroe, eroe vittorioso, e testimone, e ambedue stanno.
L’arciere è in stretta relazione con il kouros greco, e con ciò che ne deriva fino alla statuaria rinascimentale e, attraverso Michelangelo, si protrae fino al Boccioni di Forme uniche nella continuità dello spazio (1913)… La figura di Boccioni è ‘manifestazione dinamica della forma‘. In un percorso a ritroso che risale attraverso Rodin e Michelangelo alla plastica greca ed egizia, e quindi che ripercorre la storia della scultura figurativa, esalta il moto della figura umana. Allo stesso tempo, segna il superamento dell’accidentalità impressionistica e l’investimento di tutto lo spazio, in cui le forme penetrano in virtù di una reciproca continuità: una ‘continuità dinamica come forma unica‘, una ‘continua proiezione delle forze e delle forme intuite nel loro infinito svolgersi‘. Fra figura e azione, fra visibile e invisibile, fra oggetto e spazio, si viene così a creare questa continuità percepibile ‘a colpi di intuizione‘.
Bagnoli mira a superare il passo boccioniano (l’azione), facendo convergere sulla figura dell’arciere significati e forme che superano sia la fissità limitata dell’oggetto come rappresentazione, la sua fisicità, sia la contrapposizione fisica-metafisica che attraversa la scultura fin dalle sue origini: la figura dell’arciere nasce dall’occasione fisica, un’ombra in controluce, ma sposta la propria essenza nel dominio, allegorico e simbolico, della metafisica. A essere raggiunto è il corpo, ma non l’immagine del corpo. Fra il corpo e la sua immagine si apre una separazione, che non è vuoto, ma spazio trascorso dalle potenzialità della visione, nello stesso modo in cui lo spazio è suscettibile di essere attraversato dalla luce.”
Pier Luigi Tazzi, Marco Bagnoli, l’artista e un’opera, in: cat. Marco Bagnoli. Oltre il passo / Beyond the Pass, 2002, pp. 30-32.

Come figura d’arciere è in Apertura Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino, dal 5 maggio 2017.