AttoRitratto,
veduta parziale della mostra.
In primo piano:
L’anello mancante alla catena che non c’è, 1989,
ferro, legno, rame,
cm 480 x 380 x 380.
XXI Edizione di Fabbrica Europa, Corridoio centrale ex Stazione Leopolda, Firenze 2014.
“Questo processo metamorfico costituisce il senso del lavoro di Marco Bagnoli, un lavoro segnato dall’ampiezza dei riferimenti culturali che lo ispirano, dalle relazioni che crea tra i vari domini dell’arte, dalla tensione verso un ideale ars una difficilmente classificabile secondo le categorie tradizionali. Ne consegue un problema di ordine terminologico che travalica il puro aspetto formale nominalistico e condiziona profondamente il senso stesso dell’azione artistica. Da qui la proposta dello stesso Bagnoli di adottare la definizione di Opera Scenica che, seppure connotata storicamente, meglio di ogni altra si presta ad assumere nuovi significati e a indicare nuove prospettive di ricerca. Tale definizione, infatti, rimanda a due ambiti densi di significative implicazioni: “Opera”, intesa come opus, come risultato di un lavoro e di un processo artistico e “Scena”, cioè lo spazio abitato dall’opera.
L’Opera, in quanto scenica, stabilisce una serie di nessi con una dimensione teatrale che travalica la pura spettacolarità e instaura particolari rapporti dinamici con la luce, il suono, la scrittura i simboli, il tempo; l’Opera, inoltre, interagisce con lo spazio che l’accoglie, ne modifica le funzioni e lo trasforma secondo un preciso disegno drammaturgico. È con questa idea di teatralità che l’Opera Scenica di Bagnoli si confronta.
L’Opera è costituita da segni, simboli, forme, materiali, immagini, testi, suoni, che, come “ombre delle idee”, creano una serie di collegamenti tra la fisica del reale e la metafisica dei principi primari. Anche la Scena può travalicare i limiti di uno spazio fisico circoscritto e sconfinare in dimensioni astratte e puramente ideali. Esiste una tradizione culturale che ha fatto del teatro un uso particolare, interpretandone funzioni e modalità al di fuor dei canonici modelli rappresentativi. Il riferimento a tale contesto potrà forse essere utile per rintracciare, in una serie di esperienze artistiche ispirate a particolari correnti di pensiero, il senso profondo che la definizione Opera Scenica può assumere nella realtà artistica contemporanea, in una prospettiva di sincretismo artistico-culturale che riapre i confini del tempo e dello spazio, riallacciando saldi legami con antiche tradizioni, con modi diversi d conoscere il mondo, di rappresentarlo e di rapportarsi con esso.”
Alessandro Magini, Opera Scenica, in cofanetto: Opera unica / Marco Bagnoli, 2014, pp. 4-8.
Sono riunite dieci sculture a forma di mongolfiera realizzate nel corso degli ultimi trenta anni. Il tema e il motivo formale della mongolfiera fu iniziato da Marco Bagnoli nel 1984 con Albe of Zonsopgangen, azione nella brughiera di Laren vicino ad Amsterdam. Come struttura riappare per la prima volta ne L’anello mancante alla catena che non c’è nella Sala Ottagonale della Fortezza da Basso a Firenze da 1° giugno 1989. Ne sono seguite altre sedici di vari materiali e proporzioni, di cui l’ultima è collocata come opera permanente a piazza Ciardi a Prato dal febbraio del 2018.