Marco Bagnoli, Albe of Zonsonpgangen

Albe of Zonsopgangen,

terra, ampolla in vetro, stroboscopio, mongolfiera a gas,

Laren, 7 settembre 1984.

“For some time there has been a discussion in and around De Appel about alchemy. In the strict sense this is an ‘occult science’ – a belief of some – and could not fit within De Appel’s area of interest in art and science. But for those who view alchemy as a ‘feeling for correspondences between the human psyche and the material outside world’ (Andreas Burnier) also understand directly the parallel with art. Whether the ‘purification of the soul’ (which has been linked with this) does or does not play a role, it is conspicuous that a number of visual artists who have worked with De Appel – Marco Bagnoli, Tom Puckey, Ulay and Marina Abramovic, Luciano Fabro, – can be associated with such a philosophy of life.”
Saskia Bos, Redaktioneel Editorial, in: “De Appel ”, n. 2, Amsterdam, 1984, p. 3.

“Vi è nell’arte di Bagnoli qualcosa che richiama i metodi della scienza: un isolare gli oggetti, o le situazioni, depurandoli di ogni intenzione affettiva o esistenziale affinché si offrano nel vuoto delle apparenze ad esprimere tutta la loro energia, tutto il loro potenziale. Ma questo è il carattere di ogni disciplina ascetica, di cui la scienza è un esempio e l’arte un altro. Inoltre Bagnoli non richiede a tali oggetti di essere materia d’esperimento. Niente ricerca o sperimentazione, ma esperienza nel significato più proprio di empiria, o tensione ad assumere e rivelare quelle cose o quelle situazioni nella loro dura essenza di cose o stati di cose.
Insistendo su questo punto, è opportuno citare il motivo, ricorrente in Bagnoli, della mongolfiera.
Il volo del pallone dei fratelli Montgolfier, nel ciclo di scoperte che segnò il passaggio dall’alchimia alla chimica, ebbe un ruolo, alla fine del Settecento, nella definitiva affermazione di una mentalità scientifica. Innalzando lo sguardo dell’uomo nell’atmosfera a dominare dall’alto le situazioni, allargò il campo della vista fino a toccare quell’orizzonte degli eventi in cui essi si propongono in maniera più oggettiva, apparentemente liberi da una visione legata alla terra e ai suoi quattro orienti, a loro volta legati, per antica tradizione, ai quattro elementi. Sembrò allora di tagliare l’ultimo anello di una catena che collegava al passato; una liberazione che si risolse, a bordo dell’aerostato, nella deflagrazione della prospettiva in una moltiplicazione di punti di vista generata dal vagare dello sguardo sui particolari di un paesaggio, divenuto ora orizzonte della vista, o base di un cono visivo, nel cui campo a ogni punto corrispondeva un evento. L’ascesa era avvenuta lungo quell’asse della vista sul quale, in una prospettiva terrestre, si ritiene la sorgente di luce. In solitudine l’occhio acquistava allora una effettiva solarità, e il potere di illuminare dall’alto a suo piacimento le cose. In effetti lo sguardo che sale si stacca da quelli della folla ancorata al suolo e, sottraendosi al senso comune delle azioni, ne riconosce allora freddamente la molteplicità e la simultaneità; ogni particolare che lo attragga viene allora isolato e può venire considerato a parte.
Tuttavia ciò che era stato rimosso era stato, ancora una volta, celato. Il volo della mongolfiera avveniva nell’aria in una regione intermedia tra cielo e terra, sospinta verso l’alto dal fuoco, e rendeva possibile lo scorrere dell’attenzione sul territorio; nel volo infatti la vista restava soggetta al campo gravitazionale della terra, e non era rivolto di solito al cielo.
La teoria dei quattro elementi ha un’essenza metafisica, e pertanto non è legata alla storia e alle sue vicende: indica in senso metaforico le coordinate di una visione interna all’anima. L’innalzarsi della mongolfiera aveva provocato una trasformazione in quelle coordinate, ma non le aveva eliminate. Tale trasformazione, introdotta nel calcolo da Gauss qualche anno dopo, consiste in una moltiplicazione per un numero immaginario, o che, trasformando le coordinate cartesiane in coordinate polari, induce una rotazione dell’orizzontalità dell’accadere nella verticalità dell’istante. L’intervento dell’immaginario traspose la visione in quella regione intermedia in cui il fluire tende alla simultaneità dell’evento. Lo sguardo analitico può soffermarsi allora a suo piacimento su di esso, isolandolo dagli altri eventi e nel suo contorno.
Coerentemente a queste premesse, il volo della mongolfiera che Bagnoli fece innalzare all’alba del 7 settembre 1984 [nella brughiera di Laren, a circa 35 km da Amsterdam], avvenne in una regione di mezzo tra la fisica e la metafisica, dominando dall’alto un terrapieno su cui l’artista aveva delineato i profili di un Oriente [il profilo di Shiva ripreso da una sua statua che si trova nella grotta del tempio di Elephanta] e di un Occidente [dal disegno preparatorio di Leonardo da Vinci, databile al 1500 e attualmente conservato al Louvre a Parigi, per un Ritratto di Isabella d’Este] in una spirale eccentrica, al centro della quale in un’ampolla di vetro accadeva per sprazzi di luce un tempo tuttavia ineluttabile.”
Tra Tradizione e Scienza non vi è un’effettiva concatenazione né, dunque, un anello da spezzare. Negli anni della rivoluzione scientifica non vi fu passaggio da uno stato di ignoranza a uno di verità, ma una trasformazione nel punto di vista indotta da un nuovo modo di considerare le cose.”
Fulvio Salvadori, Spazio x Tempo, in: Marco Bagnoli, Centre National d’Art Contemporain de Grenoble, 1991.

“Quanto può andar lontano l’interpretazione, quanto può andar vicino alle regioni superiori, quanto da lontano può andar vicino a quella lontananza l’interpretazione di un[a] ascensione a me invisibile ?
[…]
Non mi sorprenderebbe se: l’aereo-stato fosse rosso, […] insomma se: come ha profetizzato M. D.,l’artista che ha pensato questa mongolfiera fosse destinato a medium che ‘dal labirinto al di là del tempo e dello spazio, cerca una strada verso una radura.”
Bruno Corà, Istantanea di improbabilità – Vissuta a distanza, in: “De Appel ”, n. 2, Amsterdam, 1984, p. 25.

Una foto documentaria dell’evento di Jan Schot e successivamente rielaborata con l’inserzione della mongolfiera in volo, è esposta in Apertura Atelier Marco Bagnoli, Montelupo Fiorentino, dal 5 maggio 2017.